Commissione Lavoro alla Camera: voucher se non ci sono dipendenti
Le nuove e più stringenti regole sull’utilizzo dei voucher fanno salve le imprese senza dipendenti. Ma per questi imprenditori l’importo nominale di ogni buono lavoro sarà di 15 euro, rispetto ai 10 euro di costo per le famiglie. Lo prevede la proposta in elaborazione in commissione Lavoro alla Camera che conferma l’impiego dei voucher in agricoltura per vendemmie e raccolta stagionale, con forti limiti per la Pa (il ricorso è previsto solo per eventi straordinari, a carattere solidaristico) .
Le imprese da un dipendente in su restano escluse, e questo ha provocato un coro di proteste soprattutto dalle associazioni del commercio, dell’artigianato e del terziario. In questo clima è slittata la presentazione del testo unificato.
La proposta fa riferimento al lavoro «meramente occasionale», e introduce un tetto di 3mila euro l’anno che ogni impresa potrà spendere in voucher per più lavoratori. L’attuale limite di compenso annuo di 7mila euro di importo per il percettore di voucher verrà abbassato a 5mila euro per le famiglie. Come nella versione sperimentale della legge Biagi del 2003, nel testo in elaborazione i voucher interessano solo alcune categorie; ovvero studenti, pensionati, disoccupati, disabili, soggetti in situazioni di disagio sociale ed extracomunitari con permesso di soggiorno e in stato di disoccupazione da oltre sei mesi. Nessuna limitazione ai settori d’attività, fatta eccezione per le imprese che lavorano in situazioni a rischio sicurezza. Resta da capire se l’impostazione del testo della commissione Lavoro sarà condivisa dal governo, che potrebbe ricorrere a un decreto legge per accelerare i tempi.
Critico dal Senato il presidente della commissione Lavoro, che presenterà una proposta su voucher e appalti: «Limitare i voucher alle famiglie significa cancellare il 98% degli utilizzi – afferma Sacconi-. Proibire alle imprese di ricorrervi, anche se con l’eccezione di quelle senza dipendenti, significa lasciare molti spezzoni lavorativi senza uno strumento di regolarizzazione, posto che i contratti di lavoro intermittente rimangono di fatto impraticabili». La Fipe, per voce del presidente, Lino Enrico Stoppani, chiede di «mantenere i voucher quale strumento funzionale a un mercato del lavoro flessibile, gli abusi vanno puniti senza introdurre meccanismi troppo farraginosi».