L’apprendistato a scuola diventa più «conveniente»

L’apprendistato a scuola diventa più «conveniente»

Riduzione dal 10% al 5% della contribuzione previdenziale per le imprese con più di nove dipendenti. Cancellazione del vincolo di stabilizzazione di precedenti apprendisti (per poterne assumere di nuovi) per tutte le aziende (comprese quelle sopra i 50 dipendenti). Abolizione del contributo di licenziamento e del versamento dello 0,30% della retribuzione per la formazione continua.

Il ministero del Lavoro ha deciso di rianimare l’apprendistato di primo livello (rivolto ai giovani dai 15 ai 25 anni) e di terzo livello (per ragazzi di 18-29 anni), recentemente riformati dal Jobs act. «A settembre – annuncia il sottosegretario Luigi Bobba – partirà una sperimentazione di due anni, che grazie a ulteriori semplificazioni e a robusti incentivi alle imprese, punta a rendere più appetibile questi contratti a contenuto formativo gettando le basi per una via italiana al sistema duale tedesco».

L’esigenza di un intervento ad hoc sull’apprendistato di primo livello, cioè quello per la qualifica e il diploma professionale o scolastico, e su quello di terzo livello (di alta formazione e ricerca) è tutta nei numeri: secondo gli ultimi dati del monitoraggio Isfol gli studenti iscritti alle attività formative sono appena 3.302, di cui circa 3mila solo nella provincia autonoma di Bolzano (in tutt’Italia quindi si contano a mala pena 300 rapporti che non arrivano a 900 se si sommano i 582 contratti di apprendistato di terzo livello).

Di qui il bisogno di invertire rotta: «Metteremo sul piatto 120 milioni di euro l’anno per due anni – spiega Bobba – di cui 30 milioni l’anno andranno a incentivare le aziende che avranno minori costi e regole più semplici. L’obiettivo è avere nel biennio almeno 20mila contratti di apprendistato, e altri 40mila studenti impegnati in attività di alternanza scuola-lavoro». Un aiuto importante arriverà anche dal ministero dell’Istruzione: nella Iefp si potrà così conseguire la qualifica o il diploma professionale nel regime di apprendistato con la metà dell’orario svolto nell’istituzione educativa e l’altra metà in azienda; la stessa possibilità potrà avvenire nella scuola (qui dovrà però essere emanato un ulteriore decreto interministeriale per definire adempimenti e standard formativi).

Nella Iefp si potranno conseguire i titoli finali anche sviluppando percorsi di alternanza al posto dell’apprendistato con 400 ore annue di formazione in azienda (nella scuola l’alternanza, che fa già parte dell’attività didattica, con la riforma Renzi-Giannini, che stanzia 100 milioni dal 2016, sale ad almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e professionali, e ad almeno 200 ore nei licei).

La sperimentazione sul nuovo apprendistato “duale”, che viene guardata con attenzione anche dal Cedefop, l’agenzia Ue per la formazione professionale, partirà attraverso ItaliaLavoro, «con 10 milioni di euro, una tantum, si amplierà il progetto Fixo per selezionare circa 250/300 agenzie di formazione accreditate dalle Regioni che dovranno essere disponibili a fare orientamento, attività di placement e curare i rapporti con le imprese», sottolinea Bobba. Un ruolo decisivo sarà quello delle Regioni, a cui arriveranno 87 milioni di euro l’anno (27 milioni sono già stanziati dal decreto di riordino delle politiche attive e altri 60 milioni verranno ri-orientati dal fondo per l’apprendistato). «Ho scritto a tutti gli assessori competenti per avvisarli della partenza dell’iniziativa – aggiunge Bobba -. Ho riscontrato subito interesse, già 8 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Trentino Alto Adige) hanno mostrato attenzione all’iniziativa»

Ci sono poi le imprese che potranno contare sui rimanenti 30 milioni di euro annui. Queste risorse serviranno per ridurre le spese: essenzialmente per il contributo previdenziale che si dimezzerà per le aziende con più di nove dipendenti, e ci sarà anche un abbassamento del contributo Aspi per le imprese artigiane. A queste misure “eccezionali” si sommano poi le novità normative già in vigore con il Jobs act: l’azienda che assume uno studente-apprendista non ha più vincoli di retribuzione per il periodo di formazione svolto fuori dall’impresa, mentre è fissata nel 10% la retribuzione del periodo di formazione dentro l’azienda. In questo modo, l’apprendistato “duale” diventa più appetibile, perché costerà circa il 60% in meno rispetto a quello professionalizzante.