Il dopo Voucher con il “Lavoro occasionale” pagato dall’Inps

Il dopo Voucher con il “Lavoro occasionale” pagato dall’Inps

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La nuova disciplina del lavoro occasionale, pensata dal Governo per colmare il vuoto lasciato nel tessuto economico dalla brusca abrogazione dei voucher, è oggetto di una polemica politica molto aspra.

Secondo i promotori del referendum indetto per abrogare l’istituto (e che non si è tenuto perché l’abrogazione è stata anticipata dal Dl 25/2017), il legislatore non sarebbe autorizzato a intervenire sulla tematica oggetto della consultazione.

In realtà, al netto della legittima polemica politica, questo argomento pare molto fragile dal punto di vista giuridico, come emerge leggendo la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha ammesso il referendum abrogativo (sentenza 28 del 2017). La sentenza ha affermato con chiarezza che il lavoro occasionale poteva essere oggetto di abrogazione, in quanto non è una materia coperta da tutela costituzionale, ma ha anche evidenziato che nulla vieta l’introduzione di una disciplina che regoli in maniera specifica il lavoro saltuario.

Il testo in corso di discussione parlamentare mira proprio a introdurre questo tipo di disciplina, ipotizzando due strumenti per gestire le attività lavorative di natura saltuaria.

Il primo di questi strumenti è il libretto famiglia. Si tratta di un meccanismo che consente di utilizzare un monte ore predefinito di prestazioni di lavoro, a condizione che sia seguita una procedura specifica.

Le parti del rapporto devono registrarsi su una piattaforma informatica, gestita dall’Inps, dove si può acquistare un pacchetto di ore lavorative, utilizzabili per alcune attività specifiche (piccoli lavori domestici, assistenza domiciliare, insegnamento privato). Ciascuna ora di lavoro vale 8 euro netti (10 euro lordi), e il pagamento viene intermediato dall’Inps, che eroga il compenso il giorno 15 del mese successivo.

Questo meccanismo presenta alcune vaghe somiglianze con il lavoro accessorio appena abrogato (il sistema del libretto è simile al voucher), ma sono profondamente diversi i presupposti di utilizzo. Ciascun lavoratore non può superare, nell’anno, un compenso totale di 5 mila euro (con un limite di 2.500 per ogni singolo committente) e, soprattutto, la platea dei soggetti che possono utilizzare i lavoratori occasionali è molto ristretta (persone fisiche e amministrazioni pubbliche, ma per casi eccezionali).

Il secondo strumento contenuto nella manovra è il «contratto di prestazione occasionale»: un vero e proprio accordo, con il quale un utilizzatore acquisisce, con modalità semplificate, prestazioni di lavoro occasionali o saltuarie di ridotta entità. Tale contratto non può essere utilizzato da parte degli utilizzatori che hanno alle proprie dipendenze più di cinque lavoratori subordinati a tempo indeterminato, da parte delle imprese del settore agricolo (che possono utilizzare il contratto occasionale per pensionati, studenti e disoccupati non iscritti, l’anno precedente, negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli), da parte delle imprese dell’edilizia e nell’ambito di appalti di opere o servizi. Ciascun committente non può utilizzare il contratto con la stessa persona per più di 280 ore annue.

Anche questo contratto si attiva con modalità telematica, ed è soggetto a incisive misure contrasto agli abusi.

Il pagamento dei compensi avviene, come per il libretto famiglia, mediante la piattaforma informatica Inps; la misura minima oraria del compenso è pari a 9 euro netti (cui va sommata la contribuzione previdenziale e assicurativa, per un valore di 12,37 euro lordi), tranne che nel settore agricolo, per il quale il compenso minimo è pari fissato dal Ccnl più rappresentativo sul piano nazionale.

Molto pesanti le sanzioni per chi supera i limiti di utilizzo di questi rapporti fissati dalla legge: il rapporto si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Le nuove regole, quindi, assoggettano il lavoro occasionale a molti vincoli e lasciano scoperti importanti settori economici (per esempio, lo sport professionistico e gli “eventi”) che utilizzavano i voucher in maniera regolare e oggi si trovano senza strumenti alternativi.