Più spazio ai contratti aziendali con gli aumenti aziendali fissi assorbibili

Più spazio ai contratti aziendali con gli aumenti aziendali fissi assorbibili

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Più peso alle prestazioni di welfare che rappresentano quasi metà della retribuzione del contratto nazionale. Premi di risultato realmente variabili, in funzione dei risultati conseguiti in azienda, e non più determinabili a priori. Assorbimento nei minimi contrattuali degli incrementi retributivi individuali e degli aumenti fissi collettivi previsti dalla contrattazione aziendale, per evitare che vengano pagati due volte dall’impresa.

Nell’ipotesi di contratto nazionale dei metalmeccanici 2016-2019 firmato recentemente da Federmeccanica e Assistal con tutti i sindacati di categoria, il contratto nazionale conferma il suo ruolo regolatorio – riconosce garanzie salariali di base a tutti i lavoratori, con un ruolo centrale assunto dal welfare (sotto forma di contributi aziendali per sanità integrativa, previdenza complementare e benefit) – liberando la strada allo sviluppo della contrattazione aziendale, con incrementi retributivi legati al raggiungimento di obiettivi di produttività. «È un percorso che viene da lontano – ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, gli attori della fabbrica cominciano ad avere la consapevolezza che bisogna reagire in questo paese. È la volontà di costruire un modello regolatorio col contratto nazionale e di costruire una grande piattaforma di scambio salario-produttività per i contratti aziendali». Per il presidente di Confindustria, «è un percorso di merito e di metodo positivo» perché «cambia il modo delle relazioni industriali nelle fabbriche, passando da una stagione di conflitto ad una di collaborazione per la competitivitá».

Nel merito, gli aumenti del Ccnl sono riconosciuti a tutti i lavoratori, ma non sono erogati più a gennaio, bensì a giugno, dopo che a maggio l’Istat ha reso noto il valore dell’Ipca (indice dei prezzi al consumo). Nella vigenza contrattuale i 5 mesi tra gennaio e maggio non saranno coperti dagli incrementi retributivi tradizionali. Se verranno confermate le attuali previsioni sull’andamento dell’inflazione nel triennio, il nuovo contratto a regime in media equivale a 51 euro di incremento. L’adeguamento all’inflazione, peraltro, riguarda i soli minimi contrattuali, viene quindi superato il valore punto (indicatore più pesante perchè contiene indennità e anzianità) ed ogni forma di retribuzione convenzionale.

Altra importante novità: dal 1° gennaio 2017 si afferma il principio che gli aumenti dei minimi tabellari assorbono gli aumenti individuali riconosciuti dopo questa data (a meno che non sia stata firmata una clausola di non assorbibilità) e non si sommano gli elementi fissi collettivi della retribuzione eventualmente concordati in sede aziendale (con l’eccezione delle maggiorazioni legate alle prestazioni per straordinario, turni, notturno e festivi). Per fare un esempio, se un’azienda prevede incrementi dei superminimi di 8 euro e il contratto nazionale prevede 10 euro di aumento sui minimi, i due elementi non si sommano più, il lavoratore riceverà 10 euro invece di 18 euro. «In azienda si deve distribuire la ricchezza che si produce» spiega il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi.

Questo concetto è rafforzato dal contratto, secondo cui l’erogazione del premio di risultato avrà le caratteristiche di «non determinabilità a priori, sarà totalmente variabile in funzione dei risultati conseguiti» e avverrà secondo criteri e modalità definiti dalle parti in azienda. «Il passaggio chiave – aggiunge Franchi – è nella cancellazione della parola “anche” che si prestava ad equivoci interpretativi e consentiva di trasformare i premi da variabili a parti fisse della retribuzione».